"Dal primo meeting internazionale sulla dieta mediterranea arriva la ricetta della longevità"
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Qual è il sapore della felicità? Quello del morsello catanzarese - molto più di un lampredotto in piccante salsa calabra - cucinato da un'antica congrega e gustato in una cantina (il Catoio dello Spinetto) a Badolato? Gli involtini di pesce spada con gocce d'olio d'oliva e bergamotto assaporati su un peschereccio lungo la Costa Viola? Un morso di “lestopitta”, olive schiacciate e “musulupu”, il formaggio tipico della Calabria Greca, preparato dai pastori di Bova nelle “musulupare”, forme di legno di gelso intagliato che riproducono figure antropomorfe? O magari una sofisticata cipolla di Tropea con stoccafisso mantecato, spuma di mandorle e ‘nduja assaporata in Aspromonte al tavolo del Qafiz di Nino Rossi. Forse, più semplicemente, il sapore della felicità sta tutto in uno stuzzicante e salutare piatto di fagioli della zona di Nicotera, pietanza povera che ben rappresenta la culla della dieta mediterranea: nel piccolo centro della provincia di Vibo Valentia si concentrarono le ricerche dell'epidemiologo statunitense Ancel Keys.
Seven Countries Study
Il Seven Countries Study negli anni '50 fu uno studio mai realizzato prima nel campo della nutrizione. L'obiettivo di Keys era quello di comparare gli stili alimentari di sette diverse aree del mondo (Stati Uniti, Olanda, Grecia, Finlandia, Giappone, Italia ed ex Jugoslavia) su un campione di 12.000 persone. Nicotera, una delle tre zone individuate in Italia per lo screening, si affermò come modello di riferimento: risultò che lì, più che altrove, alimentazione e stile di vita riducevano il rischio di malattie cardiache. In America, invece, nel dopoguerra rappresentavano una piaga.